Finalità del business plan
Indice Finalità del business plan Il business plan come strumento di guida della Direzione Il business plan come strumento di comunicazione ai finanziatori/investitori esterni
Indice Finalità del business plan Il business plan come strumento di guida della Direzione Il business plan come strumento di comunicazione ai finanziatori/investitori esterni
di Luigi Brusa
Consulenza controllo di gestione: i nostri servizi
1. Modi di intendere il costo di prodotto
2. Il calcolo del “costo orario”: premessa metodologica
A) Significati della grandezza “costo orario”
B) Determinazione del costo orario medio
C) Esame delle singoli voci di costo del conto economico
D) Prima ricognizione critica dell’utilità del costo orario
3. Esempio di calcolo del costo orario
4. Analisi delle singole voci del conto economico
5. Riflessioni critiche sull’uso del costo orario
b) Calcolo del break-even e analisi correlate
d) Valutazioni di saturazione della capacità produttiva
Certificate Financial Statements in H2020 Certificate on the Financial Statements in H2020 (Il servizio del nostro Studio per il rilascio del CFS)
di Luigi Brusa
Nella recente normativa riguardante le società a controllo pubblico (D.Lgs. n. 175/2016 “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”) è previsto tra le altre cose che le società a controllo pubblico debbano predisporre speciali programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale e ne informino l’assemblea dei soci nell’ambito della relazione sulla gestione.
Si tratta di obblighi che riguardano quello che nella terminologia economico-aziendale viene definito il rischio economico generale d’impresa. Quest’ultimo è inteso come eventualità che l’azienda non abbia nel tempo una stabilizzata attitudine a rimunerare tutti i fattori produttivi e, a sua volta, si manifesta attraverso i vari rischi particolari (ad esempio rischio di mancato incasso dei crediti commerciali, rischio di portafoglio fornitori squilibrato, ecc.).
Studio Zamprogna & Brusa
Il business plan, o piano industriale, fino a non molti anni fa era uno strumento di interesse e alla portata di imprese di una certa dimensione, mentre per le PMI rappresentava un oggetto estraneo alle proprie esigenze, se non addirittura un oggetto misterioso.
Oggi non è più così, essenzialmente per due ragioni, tra loro collegate. La prima è la rilevanza del fenomeno “start-up”, in particolare di quelle innovative, e l’interesse a farle decollare. La seconda è l’esigenza di giustificare e documentare i propri piani di business ed i risultati attesi per ottenere da finanziatori esterni i capitali necessari a realizzare gli investimenti progettati, si tratti o meno di start-up. In realtà esiste una terza ottima ragione, la più naturale e interna all’impresa, che è quella di guidare meglio l’azione manageriale, facendone salire il livello qualitativo.
Indice 1. Quali competenze per un business plan vincente 2. Approcci alla costruzione del business plan: aziende in equilibrio, aziende in crisi, start-up 3. Il nostro modello di costruzione del business plan – Strategia in essere – Intenzioni strategiche – Mappa strategica e FCS – Piani d’azione e progetti operativi – Risultati attesi e bilancio […]
Prefazione tratta dal libro di Luigi Brusa incentrato sulle relazioni tra strategia di business e le variabili organizzative.
Questo lavoro ha un oggetto che chiama in causa due dei capisaldi della letteratura e della prassi manageriale delle aziende. La strategia di business, da un lato, e l’organizzazione aziendale, dall’altro. L’oggetto specifico sono le relazioni tra strategia e organizzazione, da lungo tempo studiate, sia in prospettiva storica (si pensi alle ricerche di Chandler fin dai primi anni ’60 del secolo scorso), sia in ambiti geografici differenti (gli studi, dapprima circoscritti alle imprese americane, sono stati estesi ad altri contesti, come Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, ecc.).
Tuttavia, gli studi menzionati, benché di alto profilo e di grande interesse, così come altri contributi successivi, si sono solo parzialmente preoccupati di approfondire i legami tra i due gruppi di variabili, entrando nella “scatola nera” della strategia e in quella dell’organizzazione. Continua a leggere
Altrove abbiamo presentato le implicazioni civilistiche e fiscali di due possibili svolgimenti della vicenda economica di un’impresa individuale: la chiusura e la cessione. Nel primo caso, l’imprenditore decide di porre fine a una data iniziativa imprenditoriale chiudendo la propria impresa, che cessa quindi di esistere. Nel secondo, l’azienda è invece venduta, in toto o in parte, a un altro soggetto in cambio di un corrispettivo monetario: continua quindi a esistere, ma con una nuova titolarità. La scelta tra le due alternative è principalmente determinata dalla possibilità di realizzare, in ipotesi di cessione, un valore maggiore di quanto conseguibile con la liquidazione per stralcio dell’attivo patrimoniale e la successiva chiusura dell’impresa.
Una terza possibilità, della quale ci occupiamo, consiste invece nel conferire l’impresa individuale in una società, esistente o di nuova costituzione, in cambio di una partecipazione al suo capitale.
Questa operazione viene talvolta impropriamente indicata come “trasformazione dell’impresa individuale in società”. Il termine trasformazione è tuttavia improprio poiché, dal punto di vista giuridico, solo gli enti collettivi possono trasformarsi, siano essi società di persone, società di capitali, cooperative, associazioni, o altri enti. L’impresa individuale, per contro, non si trasforma in una società, ma è conferita in essa. Continua a leggere
Un imprenditore individuale può decidere di porre termine alla sua attività d’impresa in modi diversi:
Ognuna di queste alternative ha specifiche implicazioni di natura economico-finanziaria, civilistica, contabile, fiscale.
Qui intendiamo fare una disamina sintetica delle principali problematiche di natura civilistica riguardanti la cessione dell’azienda. Altri approfondimenti sono dedicati agli aspetti fiscali dell’operazione (fiscalità diretta e fiscalità indiretta). Pur concentrando la nostra analisi sul caso dell’imprenditore individuale, è opportuno ricordare che si tratta pur sempre di un’operazione di carattere straordinario, da affrontare con la dovuta consapevolezza, dopo averne attentamente esaminate le molteplici implicazioni.
HORIZON 2020, è il programma quadro per la ricerca e l’innovazione del settennato 2014-2020
Ne sintetizziamo le caratteristiche generali e gli aspetti di maggior interesse per le PMI. Continua a leggere
Le imprese nascono, si evolvono, muoiono o – per usare un’altra espressione – cessano la loro attività.
Anche quest’ultima fase rientra nel ciclo di vita di un’impresa e, sebbene, si preferirebbe sempre poter parlare di realtà imprenditoriali nuove, in crescita o, comunque, vitali, non si può prescindere dal considerare anche il caso delle imprese che decidono, per motivi diversi, di “chiudere i battenti”.
Ci soffermiamo sulle ditte individuali e sugli adempimenti richiesti nel caso in cui si voglia cessare volontariamente l’attività, cioè non a seguito di procedura concorsuale. Anche nel caso di cessazione volontaria devono, infatti, essere rispettate delle osservanze che, sia pure meno complesse rispetto a quanto richiesto alle imprese in forma societaria, richiedono comunque un insieme di passi, su cui si richiama l’attenzione, e che riguardano diversi aspetti dell’operare d’impresa, di natura civilistica, fiscale, previdenziale, con i connessi risvolti contabili. Continua a leggere