Business plan: uno strumento di gestione non opzionale
Uno strumento di direzione
Il business plan (o piano industriale) è uno strumento di direzione, come il budget o la contabilità analitica che serve alla direzione per due fondamentali scopi, che possono coesistere:
- adempiere a richieste di soggetti esterni, tipicamente finanziatori di progetti di investimento intrapresi dall’azienda già operante o da una start-up;
- guidare la direzione e i ruoli chiave nell’attuazione della strategia di business.
Oltre a tali scopi fondamentali, il business plan è anche uno strumento necessario in tutti i casi in cui occorra fare una valutazione economica d’azienda o di sue parti, ad esempio in occasione di operazioni straordinarie, come acquisizioni, trasformazioni, fusioni, ecc.
Il piano serve alla direzione dell’impresa
E’ evidente da quanto detto che il business plan serve alle direzioni d’impresa per rapportarsi con vari interlocutori esterni, per convincerli della bontà dei propri progetti (in primis per ottenere capitali sotto forma di prestiti, contributi, ecc.) o in occasione di valutazioni d’azienda, così come per ottimizzare la concreta attuazione della strategia di business e guidare l’azione dei ruoli manageriali coinvolti.
Ci sono però alcuni punti che riteniamo utile sottolineare.
Il piano è utile anche alle PMI
Una prima osservazione riguarda il fatto che, da quanto descritto, si potrebbe erroneamente pensare che il business plan riguardi solo realtà di grandi dimensionie. Non è così. Si tratta infatti di un documento la cui formulazione è richiesta (ed opportuna) anche in situazioni meno complesse, quale potrebbe essere l’apertura di un negozio di prodotti parafarmaceutici, o di un centro estetico, o una qualunque altra attività industriale, commerciale o di servizi.
(Serve il business plan alle PMI?).
Attenzione: il piano non contiene solo “numeri”
Ciò sottolineato, il secondo punto è la constatazione che spesso si tratta di PMI oppure start-up che, per accedere a finanziamenti agevolati o a contributi a fondo perduto, devono presentare domande e rispondere a questionari predisposti dai loro interlocutori (banche, istituzioni pubbliche nazionali o comunitarie, advisor finanziari, ecc.). In tali casi si verifica a volte un fenomeno curioso: si identifica il business plan con il solo bilancio preventivo, oltretutto interpretato così: “tanto esiste già il software”. In realtà tutto l’insieme delle informazioni richieste deve possedere requisiti di sistematicità e attendibilità tali da evitare il rischio di “sparare numeri” di bilancio a caso e, nonostante l’uso di qualche algoritmo, rendere il piano un libro dei desideri.
Il piano per prevenire le crisi d’impresa, per il risanamento, nelle procedure concorsuali
Un terzo punto che ci sembra utile segnalare è l’affermarsi di destinatari nuovi. Se in passato il business plan era soprattutto predisposto per le banche e gli investitori (oltre che per il management, ovviamente), la riforma della legge fallimentare e l’affermarsi di nuove procedure concorsuali ed extra-concorsuali ne hanno promosso l’utilizzo verso gli organi giudiziari preposti alle varie procedure. A rafforzare ulteriormente tale esigenza vi è l’entrata in vigore del “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza“, che imponendo alle imprese obblighi stringenti di monitoraggio della solvibilità e della continuità aziendale rende il piano industriale, quale parte integrante del sistema di controllo di gestione, uno strumento irrinunciabile (Adeguati assetti organizzativi e crisi d’impresa).
Si ricorda al riguardo che il Codice della crisi d’impresa definisce la crisi come “inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi”. Inoltre stabilisce che misure e assetti organizzativi devono consentire di verificare “la sostenibilità dei debiti e le prospettive di continuità aziendale almeno per i dodici mesi successivi”. È evidente che vanno previsti i flussi di cassa (e le grandezze economiche che ne sono alla base) relativi ad un arco di tempo futuro almeno annuale, cosa che senza un budget (e un business plan) è praticamente impossibile, o affidata a grossolani tentativi di stima.
Il business plan nella richiesta di contributi europei
Un particolare ambito nel quale non si può prescindere dalla redazione di uno (o più) business plan è quello dei finanziamenti comunitari. Si pensi, ad esempio, all’Accelerator dell’European Innovation Council (ex SME Instrument di HORIZON 2020), che esplicitamente richiede la predisposizione di un piano di sviluppo per l’accesso ai benefici contemplati dal programma.
Responsabilità degli amministratori e valenza civilistica del piano d’impresa
Vogliamo infine segnalare il fatto che la predisposizione del business plan viene incontro al dettato dell’art. 2381 del codice civile, il quale lega la responsabilità degli amministratori di società di capitali al loro “agire informato“. Si ritiene che tale requisito possa essere più facilmente soddisfatto, ovviamente tra altri adempimenti, se chi ha il governo dell’impresa ne rende espliciti gli obiettivi, i programmi e le connesse verifiche di fattibilità economica e finanziaria mediante la periodica formalizzazione di piani industriali.
Alcuni punti fermi
Con riferimento al contenuto del business plan, sia pure nell’ampia varietà di situazioni, mettiamo pochi punti fermi.
Il business plan deve in ogni caso chiarire:
- la strategia realizzata e in corso e i suoi risultati recenti (per imprese già in funzionamento);
- l’idea imprenditoriale di base, che indirizza la gestione futura di un periodo “lungo”;
- il modello di business che fornisce una mappa delle variabili critiche su cui fare leva per attuare l’idea;
- i piani d’azione e i progetti che definiscono come attuare le idee e i modelli di business;
- i risultati economico-finanziari attesi nell’arco di tempo pluriennale considerato.
I primi quattro punti sono la base dei numeri finali. Senza di essi il bilancio preventivo rischia di essere un tentativo velleitario di stima dei valori futuri o un fantasioso libro dei desideri.
“Fare impresa è l’esatto contrario dell’improvvisazione”
Nel caso in cui il business plan sia redatto per una richiesta di finanziamento ad una banca, occorre che il richiedente tenga conto di alcuni aspetti importanti:
- Le banche tendono a richiedere, per la concessione del finanziamento, l’apporto di mezzi finanziari propri da parte del richiedente, come presupposto per garantire consapevolezza del rischio imprenditoriale e del significato vero di “fare impresa”.
- Il business plan non è un semplice adempimento formale, a volte con “quattro numeri” e senza un’adeguata analisi del progetto imprenditoriale. La sua redazione è impegnativa e richiede conoscenze professionali evolute. Non basta affidarsi a un software per produrre numeri!
- Proprio perché la banca richiede consapevolezza gestionale, il business plan ha una duplice valenza: deve convincerla della bontà del progetto e deve servire all’imprenditore come strumento di guida per tradurre il progetto in pratica e gestire l’azienda in modo consapevole. Fare impresa è l’esatto contrario dell’improvvisazione.
- Quanto sopra vale per la start-up come per l’impresa già in funzionamento, con la differenza che nella start-up la sensibilità per gli aspetti gestionali e la percezione del rischio è spesso assai limitata, anche se magari le idee imprenditoriali sono valide. Idee e buona volontà non sono sufficienti per convincere la banca, che fa del credito il suo business, non un’occasione di beneficenza.
La nostra consulenza a supporto della redazione del business plan
Un’esperienza pluriennale
Il nostro studio può essere di supporto nelle diverse situazioni prospettate, se necessario coinvolgendo altri specialisti.
L’esperienza pluriennale nel campo della consulenza di management e le competenze proprie del dottore commercialista ci consentono di supportare la direzione, sia per scopi interni di programmazione, sia per comunicare con efficacia e trasparenza verso gli interlocutori esterni.
Ci soffermiamo sul secondo caso (business plan per le banche o altri finanziatori esterni), con specifico riferimento a PMI e start-up.
Per PMI
Quello che proponiamo ai nostri clienti appartenenti al vasto mondo delle PMI, per venire incontro ad esigenze di costo, è una versione essenziale e semplificata del contenuto indicato in precedenza.
Ovviamente, la versione è tanto più essenziale quanto più è semplice il business.
La semplificazione del business plan si materializza all’incirca così per imprese già costituite e piani rivolti alle banche:
- breve descrizione dell’azienda (prodotti, mercati, struttura organizzativa) e dei risultati di sintesi conseguiti negli ultimi 3 anni;
- illustrazione sintetica di che cosa intende essere l’azienda nel futuro, esplicitando:
- che cosa produrre
- per chi
- come
nell’arco di tempo futuro considerato (es. 3 anni), idea che può discostarsi dalla strategia già in essere o mantenerla invariata o quasi;
3. individuazione dei (pochi) fattori-chiave per ottenere i risultati attesi, cioè:
- le proposte di valore per i clienti
- i processi-chiave di gestione
- le risorse-chiave
4. indicazione dei piani d’azione (marketing, produzione, ricerca, ecc.) per intervenire efficacemente sui fattori-chiave, senza analisi dettagliata dei corrispondenti progetti;
5. bilancio preventivo pluriennale articolato nei vari anni del piano, in forma aggregata.
Per start-up
In tal caso, e sempre ipotizzando un business plan rivolto a banche, viene meno ovviamente la possibilità di presentare strategie realizzate, prodotti e mercati esistenti e risultati conseguiti, mentre gli altri punti possono richiedere analisi e previsioni impegnative nel caso di business complessi e/o innovativi, cosa che di norma non avviene in caso di iniziative imprenditoriali che intendono svilupparsi in settori tradizionali e senza particolari innovazioni nel modello di business proposto.
Come procediamo
Una premessa è d’obbligo, prima di esplicitare gli aspetti operativi della consulenza. L’artefice principale del business plan non è il consulente, ma l’imprenditore stesso, che conosce l’azienda e i mercati ed ha in mente la strategia di business da portare avanti, così come le prospettive di vendita dei prodotti e i corrispondenti fabbisogni di risorse. Il consulente aiuta a “razionalizzare” le scelte imprenditoriali, delineando un percorso metodologicamente corretto di business planning e traducendo le scelte fatte in risultati economico finanziari attendibili.
Da un punto di vista operativo, la formulazione del business plan nelle situazioni più semplici sopra accennate (sia di imprese già costituite, sia di start-up) comporta:
- la richiesta da parte nostra di una serie di dati e informazioni, che potrà essere integrata da altre richieste per completamento/integrazione durante i lavori; le nostre richieste e la successiva trasmissione di informazioni da parte del cliente avvengono di regola mediante contatti a distanza (telefono, e-mail, video-collegamenti, ecc.);
- tempi di esecuzione dei lavori che, nei casi più semplici, comportano circa due settimane per la consegna del documento al cliente, a partire da quando la documentazione richiesta è resa disponibile;
- pagamento dell’onorario, suddiviso in due parti, una all’atto dell’accettazione della lettera d’incarico da parte del cliente e l’altra alla consegna del documento finale.
Possiamo intervenire sull’intero territorio nazionale, se necessario recandoci presso la sede del cliente oppure, come già precisato, programmando sessioni di confronto a distanza, contatti telefonici, mail.